In Islanda, quando piove, ti sembra che non debba smettere mai più.
Il cielo scarica addosso litri d’acqua senza tregua, l’orizzonte è grigio uniforme e la nebbia confonde i contorni del paesaggio. Ti chiedi perché hai lasciato la calda estate italiana per questo luogo opprimente e umido.
Poi arrivi su un fiordo, alla sera, e improvvisamente le nubi si aprono, mostrandoti la luna: allora capisci e ti emoziona la poesia del grande Nord, dove questi regali sono più preziosi perché più rari.
Le esplosioni di colore del vulcano Krafla e delle rocce di Landsmannalaugar, i fumi e i geyser che emergono dal cuore bollente dell’isola, gli iceberg che galleggiano nelle lagune mi sembrano la metafora di un luogo freddo in superficie ma in realtà caldo e accogliente come l’ospitalità dei suoi abitanti.